Natale nei Borghi 2025

Torna dopo il successo dello scorso anno: “Natale nei Borghi 2025” un’iniziativa che coinvolge gli antichi borghi milanesi.

L’iniziativa “Natale nei borghi 2025” anche quest’anno è realizzata grazie alla collaborazione tra il Comune di Milano, l’Associazione Antichi Borghi Milanesi, ideatrice del progetto e la società Civita Mostre e Musei. Suo scopo è svelare le radici culturali della città e delle sue parti più belle ma meno note ovunque si trovino, soprattutto nelle periferie.

Rispetto all’edizione precedente, sarà maggiormente possibile approfondire la conoscenza dei borghi antichi, di fatto divenuti i centri storici di molti quartieri contemporanei. Al tempo stesso, in quanto realtà abitative risalenti all’epoca preindustriale, da un punto di vista etico, estetico e paesaggistico i borghi costituivano la base scenografica di una sorta di presepe permanente: nel borgo c’erano, ancora oggi in parte riconoscibili, stalle, contadini, animali da cortile, c’erano capanne, le botteghe, gli artigiani, la roggia (o il ruscello), piccoli ponti. Sono tutti elementi in perfetta sintonia con lo spirito delle feste natalizie come ci piace tuttora ambientarle nella tradizione secolare, e più il borgo è conservato, più è antico, più vi si avvicina a quel tipico modello popolare.

Quest’anno, grazie alla disponibilità delle guide organizzate da Civita, preparate anche con il contributo degli storici di ABM, sono visitabili i borghi di Figino, Monluè, Lambrate, tramite passeggiate che consentano la lettura di questi angoli tipicamente meneghini. Queste visite sono eventi straordinari che hanno comportato la risoluzione di vari problemi di accessibilità; inoltre gli abitanti di questi nuclei urbani non sono ancora pienamente consapevoli dei valori storici dei luoghi e non hanno sviluppato quella sensibilità necessaria ad una valorizzazione permanente dei siti.

Altro nuovo ingresso è la chiesa di San Giovanni Battista di Trenno, che insieme a Bruzzano costituiva l’altra delle due pievi inglobate da Milano. Bruzzano era inserito nella passata edizione, quest’anno tocca a Trenno e alla sua chiesa prepositurale, sorta nei pressi di un edificio dell’XI secolo non più esistente, ancora inserita nel borgo.

Due delle chiese “nuove” proposte quest’anno, Sancta Maria ad Funticulum, cioè Santa Maria di Fonteggio, che è il vero nome di Chiesa Rossa, e lo “spartitraffico” rappresentato da San Protaso al Lorenteggio, ambedue di antiche origini databili dal XI al XIII secolo, si segnalano perché furono salvate, nei passati decenni, dalla mobilitazione dei residenti, che le hanno letteralmente strappate al piccone già pronto, usato peraltro molte volte contro borghi e cascine, col risultato di impoverire il patrimonio culturale della città, soprattutto nelle aree più esterne. 

D’altro canto, sono spesso proprio le chiese moderne di periferia, quelle che magari assomigliano a edifici industriali le uniche in grado d’offrire l’occasione di un approccio a testimonianze d’arte, una pausa di riflessione in mezzo ad aree urbane marginali e spesso prive di evidenti riferimenti estetici. Per Natale nei borghi 2025 ne abbiamo proposto due esempi. La chiesa dal nome significativo di Madonna dei Poveri a Baggio, concepita da due maestri del razionalismo, Luigi Figini e Gino Pollini. Oppure il Santuario di San Michele Arcangelo e Santa Rita, opera di Felice Pasquè, al quartiere Mazzini, dove si conserva un dipinto tardogotico, raffigurante la Madonna e il Bambino. Questo affresco, ritenuto miracoloso, si trovava all’esterno di un’antica chiesa milanese demolita, chiamata San Michele alla Chiusa.

Significativa, per la storia di Milano, l’abbazia degli Umiliati di Monluè, inquadrata da due facciate angolari elegante e una rustica, testimone di un dramma ecclesiastico che vide al centro S. Carlo Borromeo, risolto con la soppressione dell’ordine più importante della città, gli Umiliati. La facciata più semplice non è altro che parte del corpo di fabbrica che ospita la sala capitolare dell’abbazia, rimasta deserta con lo scioglimento dell’Ordine, successivamente adattata ad abitazione dei contadini. Monluè è da segnalare non solo perché resta un borgo eccezionalmente rimasto intatto nei secoli, capace ancora di trasmettere poesia e tranquillità. ma anche perché alcuni anni or sono iniziarono restauri che consentirono di scoprire antiche tracce architettoniche e decorazioni affascinanti. Ecco, quindi, la necessità di porre in primo piano la località, affinché non ci si dimentichi del luogo e del vantaggio che ne trarrebbe la città intera nel suo recupero totale.

 Lo stesso discorso vale per gli affreschi di Segnano, assolutamente identitari e fondamentali per la storia della città. Riconfermata quest’anno la visita all’oratorio di Sant’Antonino a Segnano, già comune che comprendeva anche Greco, di cui divenne frazione. Il piccolo edificio contiene preziosi affreschi cinquecenteschi, opera di Giovanni Battista della Rovere, vistosamente a rischio di sbriciolamento a causa della cattiva manutenzione e dell’umidità di risalita. L’appello lanciato per avviare il loro restauro è rimasto finora senza esito.

Diverse delle chiese in catalogo quest’anno sono oratori o poco più, come quelli di Segnano: Lorenteggio, Lampugnano, Ronchetto delle Rane erano piccoli luoghi di preghiera di campagna (e l’ultimo sito citato lo è ancora) eretti grazie al sacrificio espresso nei secoli dai nostri antenati e spesso è l’unica eredità sopravvissuta al dilagare del cemento.

Riconfermati per la loro importanza anche la Certosa di Garegnano e l’abbazia di Chiaravalle, grandi templi dell’arte, San Cristoforo sul Naviglio e Santa Maria Bianca della Misericordia al Casoretto.