100 anni fa la grande Guerra

Quest’anno ricorrono i 100 anni della prima guerra mondiale. Doveroso ricordarlo. Ogni comunità locale ha avuto i suoi caduti. Ci sono luoghi della memoria dove non si può dimenticare una strage, per noi italiani che ha visto perire 651.000 soldati e 589.000 civili. Questa sezione sulla Grande Guerra non vuole essere un libro di storia ma una commemorazione. Non mi soffermerò sulle alleanze e le battaglie ma al fatto umano: come non ricordare Caporetto (Kobarid in sloveno), l’Isonzo (Soka) e il Piave. Tutto questo accade 100 anni fa. Infatti il 24 Maggio 1915 l’Italia dichiara guerra all’Austria.

Una guerra di trincea che è stata fatta dalle persone più umili. I nostri nonni hanno combattuto una guerra non voluta sul Carso in una terra arida dove le pietre sono fra le protagoniste della guerra. Protagoniste insieme ai combattenti, ai morti, ai feriti alle armi e ai pidocchi (per la scarsa igiene) che in trincea prendono i soldati. Le trincee sono scavate in un territorio arido e le armi sono pesanti quindi difficili da trasportare. Portare armi, cannoni che vedrete in queste foto deve essere quasi stata già quella un’impresa.

La guerra pensata ancora col vecchio metodo frontale è una strage: sta cambiando il modo di combattere, ora ci sono le armi da fuoco che prima non c’erano. La prima linea serve per sfondare le linee nemiche, la seconda affonda. Purtroppo spesso il fuoco nemico massacra i soldati italiani. Mitragliatrici e postazioni difficili da conquistare. Cominciano le diserzioni e molti soldati sono fucilati per il rifiuto di andare all’assalto.

Inoltre i militari sono stati anche sotto il fuoco amico col rischio di morire in ogni caso. Infatti chi si rifiuta di uscire dalla rischia di essere ucciso per diserzione sul posto. Una canzone che racconta le oscenità della guerra è “Gorizia”. Ascoltatela.

C’è anche il problema della lingua. L’Italia è nata da poco e l’istruzione non è stata subito rivolta a tutta la popolazione. Si trovano a combattere calabresi (la brigata Brescia se non ricordo male) e la brigata Sassari (loro invece sardi) al fianco di lombardi per esempio. Queste persone parlano il dialetto e capirsi non è poi così facile. Molti i contadini che sono partiti per la guerra. Fra questi mio nonno Virginio Visigalli, Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto e Cittadinanza Onoraria di Vittorio Veneto. Come lui molti altri che hanno combattuto sul Piave per difendere l’Italia dallo sfondamento austriaco.

Purtroppo le conseguenze che lascia la guerra sono tragedie famigliari: lo stupro da parte dei soldati austriaci, tedeschi bosniaci, croati e ungheresi, quasi sempre in gruppo, ai danni delle donne friulane. Donne lasciate sole perché gli uomini sono al fronte, questo nel 1917 dopo la sconfitta di Caporetto fino al termine della guerra.

Il Milite Ignoto è il monumento noto a Roma come: Altare della Patria. Qual è la sua storia? Una donna Maria Bergamas, madre è stata scelta per riconoscere il figlio caduto in guerra el Duomo di Aquileia. Fra undici bare ne sceglie una, la seconda. Fa un percorso in treno fino a Roma e la folla getta centinaia di fiori lungo il tragitto. Ricordo le immagini in bianco e nero in televisione. Questo è accaduto nel dopoguerra, nel 1921.

Non posso non inserire in questa raccolta fotografica il sacrario di Redipuglia, mozzafiato, dove riposano le salme di 40.000 caduti, fra cui una donna Margherita Kaiser Parodi Orlando, nelle prime file.