Milano PhotoWeek 2019: l’acqua vista dai mulini

Anche quest’anno, per il terzo consecutivo, insieme alla Fondazione Milano Policroma di cui sono membro, partecipo a “Milano PhotoWeek 2019”. Dopo “Arte in periferia” e “Abitare con gli altri”, che ha avuto una rilevanza a livello metropolitano nel progetto “Milano si fa storia” con l’incontro a tema “Quartiere, quartieri (e borghi) di Milano”, in questa edizione mi occupo in particolare di mulini ad acqua.

L’ACQUA VISTA DAI MULINI

Una raccolta fotografica che racchiude in sé un passato lontano, nascosto dai palazzi o dall’incuria, ma che non cancella quel che è stato quando la vita era senza le comodità che oggi appaiono normali. Parlare di agricoltura a Milano, al di là dei luoghi comuni, non dovrebbe allora sorprendere, tanto che, con il recente Expo 2015, si è riscoperta l’agricoltura periurbana.

“Una mostra nata per ricordare l’importanza dell’acqua nel lavoro, quando era sinonimo di energia”.

MILANO E L’ACQUA

L’acqua è un elemento importante per la vita dell’uomo. Milano è una città ricca d’acqua e se si pensa ai corsi d’acqua il pensiero va ai Navigli, luoghi ormai noti per la vita notturna di turisti e giovani (pur non essendo gli unici corsi d’acqua presenti in città). L’acqua quindi come fonte, come via di trasporto merci (il marmo di Candoglia con cui è stato costruito il Duomo di Milano è arrivato proprio dai Navigli) e come strumento di lavoro.

I MULINI A MILANO

I Mulini presenti a Milano erano mulini ad acqua.

Particolarmente ricche erano le parti Sud e Est, in quantità inferiore l’Ovest, grazie al Parco Sud Milano e ai fiumi ad est come il Lambro. Molti sono in disuso o in rovina, basti pensare che uno dei più antichi al Parco Lambro è datato intorno al 1200 (più vecchio della conquista dell’America). La conservazione è affidata soprattutto ai singoli.